Per quest’anno non cambiare, stessa spiaggia (libera) stesso mare” …dice una bella canzone…

E belin ci mancherebbe, non si molla un millimetro.


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Ogni anno in Liguria va di scena un “simpatico” siparietto che vede come protagonisti i frequentatori delle spiagge libere. Se esistesse una disciplina olimpica chiamata “Marcia verso la libera con lancio del telo mare e occupazione del posto“…beh, avremmo atleti da Oro assicurato in Liguria.

Tutto ha inizio all’alba, ma secondo me, nella mente dei protagonisti, i preparativi fervono già a notte fonda, quando le luci dei lampioni illuminano ancora le vie e per le strade passa solo il camion del latte che #orcobelinofatelargochedevoportareillattefrescoovunque.

I c.d. bagnanti, tipicamente signore e signori di una certa età (i giovani vanno esclusi per forza, a quell’ora o stanno rientrando a casa dopo un caccia notturna ai Pokemon di mare o, molto più semplicemente, stanno dormendo), armati di ombrellone e telo mare, scendono le scale dell’appartamento facendo attenzione a non svegliare nessuno nel palazzo. (solo i dilettanti usano l’ascensore che, si sa, fa un sacco di rumore).




Belin, metti che si svegliano e poi gli copiano l’idea…

Va beh, con la ciabattata crocs, il costumino e la canotta presa al mercato che riporta solitamente qualche frase in inglese che #perquantonesannopotrebbeesserciscrittancheunabestemmiaalcontrario, si dirige con passo felpato, ma deciso verso la spiaggia libera.

Sono le 5.30 del mattino. La spiaggia è deserta. Si sente solo il rumore delle onde del mare, qualche gabbiano che garrisce e l’ipotetica scoreggia liberatoria del bagnante che, proprio ora, sta piantando il primo ombrellone nel suo posto preferito. Fanculo, sasso di merda, dovevi proprio essere qua sotto? Cazzo, sbrighiamoci, rischiamo di farci notare. E vai giù, piantati, maledetto…ok, ok, ci siamo.

Ormai è fatta, il posto è mio.

Poi, con nonchalance, torna indietro verso la strada, attraversa sulle strisce pedonali, butta un occhio per vedere se il giornalaio è già operativo, ed eventualmente, compra il giornale. In seguito, e questo lo fanno solo i bagnanti di livello pro (quelli che hanno macinato ore, giorni, mesi e stagioni di esperienza), passa dalla porta sul retro della panetteria dove c’è già un bel sacchetto con qualche libretto e i croissants caldi pronti ad aspettarlo.

Passerà più tardi a pagare tutto.



Questa è la breve storia dell’occupazione selvaggia di una spiaggia libera in Liguria, vista, bene o male, con gli occhi del protagonista. E proprio da qui, si dividono le opinioni fra chi ritiene la spiaggia”libera”, nel senso più ampio del termine, e chi invece la ritiene “libera” sì, ma sempre rispettando i canoni del buon senso. In altre parole, quest’ultimi dicono, ok, se arrivi prima prendi il posto che preferisci, ma lì ci devi restare, non puoi andartene dopo averlo occupato per poi tornare comodamente quando ti mette meglio.

E voi? Da che parte state?

Nicola Seppone