Scignoria! Stiamo parlando di quella chiesa “monca” come direbbero i più “barbari”, che si osserva da Via XX, poco dopo il Ponte Monumentale, guardando in alto verso destra (se stiamo salendo).
Vi siete mai chiesti perché abbia questa forma?
La zona di Via XX, De Ferrari, Portoria e compagnia cantando, è stata oggetto di demolizioni e “riqualificazioni” (cosi vogliono chiamarle…) ed è noto ai più. Questa chiesa, pur essendo vicina alle zone citate, è rimasta indenne alla modernizzazione. A farle cambiare aspetto nei secoli ci hanno pensato le bombe ed i conflitti mondiali. La storia è curiosa ed assai “difficile” da reperire.
Innanzitutto partiamo con il botto: NO, non è una chiesa alla quale è stata “tolta” una navata, bensì le è stata aggiunta!
Il suo aspetto originale, infatti, presentava una sola navata. La parte a sinistra è stata aggiunta successivamente come corpo adiacente ed ingresso esterno autonomo, nelle quali troviamo la sacrestia e abitazioni, mentre a destra furono aggiunte alcune piccole cappelle demolite, poi, a fine ottocento.
Le origini: vi è un alone di mistero. Pare sia stata fondata attorno al 972 dal vescovo Teodolfo, per poi esser passata ai monaci benedettini (i quali, secondo altre versioni, sarebbero i veri fondatori della chiesa). Il luogo dove è stata fondata riveste parte fondamentale del racconto: l’abbazia sembrerebbe esser stata costruita sui resti della antica chiesetta di San Michele. A prova di ciò abbiamo la particolare conformazione interna: l’altare è sopraelevato di circa 3 metri, sotto il quale vi è la cripta, probabilmente l’unico resto dell’antica chiesa precedente. Un’altra particolarità dell’edificio è data dalla grande quantità di particolari databili in epoche diverse. Per esempio: la facciata sembra risalire al XV Sec, mentre i capitelli d’ingresso farebbero pensare ad una costruzione successiva al XII Secolo.
Costruzioni e demolizioni: Originariamente l’abbazia possedeva un’unica navata centrale. Nel 1300 furono aggiunte la cupola e la cella campanaria. Poco dopo anche la navata di sinistra, come precedentemente accennato. Nel 1450 circa ,invece, fu costruito l’altare dedicato a San Michele ed ampliata la cappella a nord. A questo punto l’Abbazia arrivava quasi a ridosso della porta degli Archi. Questa conformazione durò fino a fine Ottocento quando vennero demolite le cappelle del lato destro, per dare spazio alla nuova Via Giulia, rinominata Via XX Settembre. Nel 1908 venne ultimata una nuova chiesa accanto alla vecchia, dotata di 13 altari, nella zona ora occupata dal civico 4 di Piazza S. Stefano (Nella foto qui sotto, a sinistra, da confrontarsi con l’immagine antica, foto in fondo all’articolo). Con l’arrivo della Seconda Guerra Mondiale, le due chiese furono gravemente danneggiate e, la più recente, in maniera irrecuperabile tanto che fu deciso di abbatterla.
Dal ’42 al ’55 l’antica chiesa fu ricostruita nello stesso luogo, mantenendo lo stile romanico della precedente. Di notevole importanza sono i quadri e le statue presenti al suo interno. Un’ulteriore curiosità: un’epigrafe sul fonte battesimale dimostrerebbe che nell’abbazia di Santo Stefano sia stato battezzato Cristoforo Colombo.
Ah, belin Importante! Qui sotto, se vuoi, puoi contribuire anche tu al pagamento del dominio annuale del Mugugno Genovese! Se gradisci queste ricerche, vuoi supportare attivamente, puoi farlo nel seguente modo (uno dei più sicuri sul web!)
Non ho sponsor e sono troppo “scomodo” perché qualcuno si interessi al sito, quindi ho pensato di aprire una finestra di questo tipo per chi volesse contribuire 🙂
[paypal-donation]
Ti ricordo inoltre che puoi seguirci sulla nostra pagina Facebook, metti mi piace qui = Il Mugugno Genovese ! Segui la prima comunità online Genovese!
Se vedemmo zueni!
Grazie perché mi fai scoprire tante cose che mio padre non ha avuto ne il tempo ne la salute per mostrarmele!
Adoro Genova anche se vivo da quando avevo 2 anni a Treviso! Poi é bello imparare un po di zenese!
Bellissimo articolo! Imparo sempre cose nuove con voi. Manca solo un dettaglio: l’orario di apertura. Nei miei due periodi genovesi (uno ancora adesso), non l’ho mai trovata aperta…