L’antico ponte di Sant’Agata

(“andava portato in salvo”)

Si, a parte la citazione televisiva, abbastanza scontata, oggi vi porto una piccola parentesi di storia. Molti lo guardano incuriositi, altri conoscono le sue origini, ma non molto di più… Così ho pensato di far chiarezza, con le fonti in mio possesso. Non prendete per oro colato quanto scritto, siccome online e su vari libri si trovano molte informazioni e tante di queste discordanti fra loro.


Se vuoi rimanere sempre aggiornato per tutte le novità che escono su ilmugugnogenovese.it
Iscriviti al CANALE TELEGRAM UFFICIALE: @ilmugugnogenovese




L’antico ponte di Sant’Agata fu costruito in età Medievale, attorno al VII secolo (ma alcuni sostengono più tardi, nel VIII sec.) e, spesso erroneamente, è stato indicato come struttura di costruzione di epoca romana.

Perché scambiato per “ponte romano”?

Il percorso che attraversava era quello dell’Antica Via Aurelia e proprio in corrispondenza del ponte si ipotizza che vi fosse una preesistente struttura costruita in epoca romana, collegante Genova alla vecchia strada che portava al levante ligure, alla quale si arrivava percorrendo le attuali Via San Vincenzo e Via Borgo Incrociati.Il percorso che si delineava non era molto diverso da quello attuale, attraversato dalle vie di San Fruttuoso: salita della Noce, vie delle Casette, Vernazza, Pontetti, via Romana di Quarto, via Romana della Castagna, via Romana di Quinto.



Il ponte è posto sul torrente Bisagno (area golenale). Prima delle riduzioni dovute all’ ingrandimento del quartiere, il ponte era composto da ventotto arcate e attraversava un lungo tratto che andava da Borgo Incrociati sino alla chiesa di Sant’Agata. Tra l’Ottocento ed il Novecento la costruzione di corso Sardegna, come lo conosciamo oggi, ha ridotto l’area golenale del fiume e diminuito le dimensioni del ponte; infatti, delle 28 arcate di cui si parlava in alcuni documenti, ne sono rimaste ben poche, demolendo e/o seppellendo nel sottosuolo quelle “di troppo”.

Le arcate visibili nella foto più recente (qui sopra) eran cinque, lasciate in quanto patrimonio storico-artistico di fronte al Borgo Incrociati. Il 7 novembre 1970 il ponte fu pesantemente danneggiato da un’alluvione, causando il crollo di due delle cinque arcate lasciate libere. Nei successivi fenomeni alluvionali degli anni novanta, il ponte ebbe altri cedimenti, decretandone la definitiva chiusura. Quello che oggi possiamo osservare dell’antico ponte sono solo pochi resti, due arcate cui sono stati inseriti alcuni tiranti metallici per evitare il crollo totale e pochi metri di “ingresso” dalla parte opposta.

Forti analogie sono riscontrabili, se si confronta questo antico ponte medievale, con un’altra costruzione: il ponte del borgo marinaro di Bogliasco. Tutt’ora percorribile, fu costruito in pietra dai romani, con la stessa funzione del ponte di Sant’Agata, ovvero utilizzato come percorso della via Aurelia, costruita per l’avanzata contro i galli. 



Una curiosità?

Era il più lungo del mondo con le sue già citate 28 arcate. Ben 360 metri di mattoni e maestria artigiana.

Per riqualificare questo pezzo di storia si battono da anni Umberto Solferino, presidente del Civ Corso Sardegna e l’architetto Matteo Marino (fonte ilsecoloxix.it), “che nel 2009 ha presentato un progetto per riqualificare l’opera spazzata via dall’acqua nel 1970 e nel 1992.”

«Le arcate mancanti verrebbero ricostruite e il ponte diventerebbe una pista ciclopedonale, per un costo di 100mila euro – spiega l’architetto Marino – I soldi c’erano ma con l’alluvione del 2011 le cose si sono complicate».

Se vedemmo figgeu!