Il termine resilienza è uno dei più inflazionati e popolari nell’ultimo periodo. Si sente molto spesso parlare di questo fenomeno, talvolta anche se non è ben chiaro quale sia il suo significato esatto. In realtà, è molto ‘adattabile‘ sotto un punto di vista semantico, un po’ come, alla fine, è il concetto che trasmette.

La resilienza è, in generale, ‘la capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi’. Questa definizione si applica all’ingegneria. Di poco si distacca l’informatica, intendendo un sistema resiliente quando si adatta alle condizioni d’uso in modo da garantire in modo stabile i servizi promessi. Ma ancora, stessa parola utilizzano la biologia e l’ecologia, sostituendo ‘materiale’ con ‘materia vivente’ o ‘comunità’. Questo attacco ad un’essenza più umana e meno meccanica è sottolineato soprattutto dalla psicologia: ‘la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà’.



La resilienza è la capacità di reagire ad un trauma ‘piegandosi senza spezzarsi’

Senza dubbio, è in quest’ultimo contesto che più spesso si sente parlare di resilienza nell’ordinarietà. In parole povere, questo termine indica la capacità di sorpassare un brutto periodo della propria vita a testa alta, sapendo trovare il modo di reagire e di non lasciarsi sopraffare dalle difficoltà. Soprattutto nella realtà odierna, l’elasticità qui suggerita non è facile da fare propria. Viviamo in un mondo fragile, dove gli ostacoli sembrano semplicemente troppo alti da superare e la visione del futuro pare tutto tranne che idilliaca.

In un clima debole come quello che ci circonda, servono sempre più esempi di quella resilienza, di quella capacità di reagire, da cui imparare qualcosa. A spiccare sono uomini, donne, comunità… ma anche città che possono riuscire, con il loro comportamento elastico, ad ispirare quello stesso sentimento. Una fra queste è senza dubbio Genova.



Gli ostacoli per Genova

Antica Repubblica marinara, città portuale, punta del celebre triangolo industriale, patria di artisti (e della focaccia), capoluogo di regione, snodo commerciale… Genova (o Zena, per i suoi cittadini) si può definire in molti modi. Anche, purtroppo, vittima di disastri. Oggi, 7 ottobre, ricorre per esempio l’anniversario dell’alluvione del 1970, causata dalle forti piogge e che ha visto l’esondazione di alcuni fiumi della città, causando 44 vittime e gravi danni in più quartieri della città.

Questa alluvione, seguita da altre nel corso degli anni (le alluvioni sono purtroppo un fenomeno a cui la città risulta molto soggetta), era stata causa anche del crollo di un ponte medievale ad uso pedonale. Fatto che ricorda un crollo ben più recente: il disastro del ponte Morandi che lo scorso agosto provocò ben 43 vittime. Ferita ancora aperta nel cuore dei genovesi, si vede a distanza di quasi due mesi protagonista di poche svolte.

Il ponte Morandi spezzato a causa del crollo del 14 agosto

Come riportano le ultime notizie, il sindaco della città Marco Bucci è stato investito della carica di commissario straordinario per la ricostruzione, da cui la società Autostrade è stata invece tagliata fuori. Si parla di 12-16 mesi come tempistiche per la ricostruzione. Per quanto riguarda le centinaia di famiglie sfollate, le si considera una priorità massima. In questi giorni ci si sta operando per fare in modo che esse riescano a recuperare i propri oggetti personali all’interno dei loro ormai ex-appartamenti. Tuttavia la situazione rimane ancora instabile e risulta un boccone troppo amaro da buttare giù come se nulla fosse.

 

Genova come esempio di resilienza

Ma non per questo la città è rimasta ferma a guardare. Nonostante le ferite, i cittadini continuano a mobilitarsi per fare in modo che la loro casa non solo resista, ma ne esca più forte di prima. Degli esempi sono gli ‘angeli del fango‘: un gruppo volontario di giovani da tutto il mondo che sono accorsi nel momento della catastrofe del 1970. O l’elevata elasticità con cui la città ha reagito alle successive inondazioni. Non dimenticando, ma restaurando e spiccando ancora fra i più importanti centri italiani.

Già subito dopo il disastro del Morandi Genova non si è fermata, ma con le lacrime agli occhi si è mobilitata per smantellare le macerie ed è già da tre giorni che la linea ferroviaria parzialmente interrotta a causa del crollo è stata ripristinata ed è ora perfettamente funzionante. Ancora, sono state decise pene più severe per lo spaccio di droga nei caratteristici vicoli della città, nel tentativo continuo di un miglioramento.

 

Insomma, nonostante le continue prove che si vede costretta a dover affrontare, l’importanza e l’orgoglio della città non è mai oscillato. Si pensi anche solo alla fierezza della sua popolazione, pronta a fare fronte comune in sua protezione. Cittadini uniti sotto gli stessi colori e la stessa lingua (che, secondo De André ‘sembra la lingua creata per le canzoni’) che difendono la loro patria e le loro tradizioni dai ‘terribili’ foresti, gelosi dal cuore tenero delle loro bellezze.

Vista da un promontorio del quartiere di Boccadasse, nella parte orientale di Genova

La forza di questa città è superba come lo è sempre stata, malgrado le dure prove che si è vista affrontare. Rimane simbolo di meraviglie naturali e architettoniche (come la passeggiata di Nervi, il quartiere di Boccadasse, il Monte Fasce o la spianata di Castelletto) senza precedenti.

Per questo si eleva ad esempio di resilienza. Si pensi quante volte, nella nostra vita, ci potrà capitare di dire ‘non ce la faccio’. A quante volte si è arrivati vicini al desiderio di buttare via tutto. In questi momenti, si provi a pensare alla forza della piccola grande Genova. E sicuramente, la resilienza diventerà parte di noi.


Di Sabrina Ciamarra, da ilsuperuovo.it