Grafia Tradiçionâ

La grafia tradiçionâ è quella antica, quella forse più vicina a fonti storiche e testi antichi. Questa grammatica fa parte delle 3 da noi trattate QUI
D’altronde si sa, noi genovesi ci siamo fatti la guerra per secoli lanciandoci pietre dalle torri nei vicoli, figuriamoci se non ci lanciamo “pietre” anche ai giorni nostri discutendo su quale sia la GIUSTA grafia?

Andiamo però subito, senza perdersi in ciarle, alla grammatica secondo la grafia tradiçionâ!


Articoli determinati

a
o
e
i


Articoli indeterminati 

un, ‘n
unna, ‘na

Pronomi 

â
ô
ê
î

Preposizioni 

de
à
da
pe
in
inte
con
in sce
tra
fra

Preposizioni articolate

da (della) do (del), de (delle) di (dei, degli)

da-a (dalla) da-o (dal) da-e (dalle) da-i (dai)

pe-a, pe-o, pe-e, pe-i

co-a, co-o, co-e, co-i

inta, into, inte, inti

in sciâ, in sciô, in scê, in scî

Ci sono anche quelle composte con l’: da l’, pe l’, etc.

L’uso delle -o- e delle -u-

 Per suono della -u- italiana in genovese si scrive generalmente -o-: ponto, bello, megio.

Nei dittonghi è talvolta la -u- ad assolvere questo compito: guæra, traguardo, continua.

Ci sono alcuni casi (pochi) in cui, per etimologia, si mantiene la -o-: pegoa, coæ.

La -u- in genovese, fuori dai dittonghi, rende il suono chiuso della -u- francese: figua, fortuña, duo.

Un’eccezione è dato da -ou-, in cui le due lettere mantengono il loro suono: portou, zugou.

Per il suono della -o- italiana in genovese si scrive -ò- se è breve o davanti a -r-: pòrto, òrbo, còllo.

Per lo stesso suono, quando è lungo, si scrive -ö-: pöco, röbâ, böxia.

Quando è il suono della -u- italiana ad essere lungo, si segnala solo se atono con -ô-: dôçessa.

Il suono chiuso e lungo della -u- si segna con -û-: cû, mû.

Segni di lunghezza delle vocali

 Si segna con la dieresi la lunghezza delle vocali atone in corpo di parola: aspëtâ, cäsetta. Come abbiamo visto, fa eccezione -ô-, che indica sempre il sono di -u- italiana lunga: dôçessa.

Si segna con il circonflesso la lunghezza delle vocali in fondo alla parola: anâ, partî.

Nei composti dei verbi si mantiene il circonflesso in corpo di parola: piggiâlo, finîla.

Nei gruppi vocalici -ai- e -ei- si segna l’eventuale lunghezza della vocale anche se tonica: libbräia, vëi.

Davanti a -gn- e -sc- si segnala l’eventuale lunghezza della vocale anche se tonica: vëgne, cäsci.

 

Le consonanti -s- e -z- 

Il suono sordo della -s- è reso da questa lettera in principio di parola: son, sæximo.

Lo stesso suono è reso da questa lettera se non intervocalico: pinsa, borsa, vespa.

Lo stesso suono, ma intervocalico, è reso da -s- dopo un segno di lunghezza: pöso, ëse.

Lo stesso suono, ma intervocalico, è reso da -s- nei composti: mettise, preseleçion.

Il suono sonoro della -s- è reso da questa lettera quando intevocalica: peiso, desandio, zeneise.

Lo stesso suono è reso dalla -z- quando lo richiede l’etimologia: strenze, pezo, bäzaña.

La -s- prima della -m- tende a dare il suono della -j- francese: fascismo, individualismo.

 

Il segno -æ-

 Il segno æ rende il suono di una -e- aperta e lunga: tæra, guæra, pægio.

Il segno æ rende il suono di una -e- aperta e breve se davanti a -ñ-: æña, fæña, mæña.

Si usa il segno -æ- per ragioni etimologiche, ma non davanti a -r- preconsonantica: erco, erto.

Il segno -æ- se preceduto da -g- e -c- suona duro: cæ, gælo.

Alrtimenti c’è bisogno della -i-: ciæo, giæe.

Il segno -æ- non va mai accentato.

 

Il segno -eu- 

Il segno -eu- rende un suono corrispondente a quello che ha in lingua francese: peu, veu.

Il segno -æ- se preceduto da -g- e -c- suona dolce: ceuve, figgeu.

Altimenti c’è bisogno della -h-: accheugge, ingheugge.

Il segno -eu- non va mai accentato.

 Nei rari casi in cui suona come in italiano non si segnala: Euròpa.

La lettera -ç-

 La lettera -ç- rende il suono aspro della -s-, e si usa per motivi etimologici: revoluçion, çê, inçerto.

La lettera -ç- non si scrive mai doppia: graçie, palaçio.

 

La lettera -ñ-

 La lettera “ñ” serve per rendere il suono della -n- velare intervocalica: vexiña, poñe, piña.

 

I gruppi -mp- e -mb-

 In tali gruppi la -m- suona come una -n- velare: tempo, compagnia.

 

Tonica delle parole

 Non si segna la tonica nelle parole se non per ragioni facoltative: pìggian-piggiàn

Consonanti doppie

Le doppie si segnano per ragioni etimologiche: vettue, bollezzumme, ecc.

Non si scrivono negli avverbi: derê, apreuvo, ecc.

Si scrivono sempre nei verbi collegati a una particella: arregordâ, addeuviâ, ecc.

Non si scrivono per ragioni etimologiche: machina, pubrico, obrigo, ecc.