i 7 personaggi del… “Luna Park” Genovese

Si, l’ho scritto con fatica perché per noi sono BARACCONI. Non esiste altro termine, il resto è una forzatura…

E ti consiglio di leggerlo tutto, fino alla fine, perché sicuramente qualcuno di questi personaggi ghe saià de longo!

Da qualche anno belin ha cambiato pure nome = WINTER PARK – Ma la sostanza non cambia! 😂 Non è un luna park come gli altri. Oltre ad esser il più grande d’Europa, quello di Piazzale Kennedy è luogo di bische clandestine tra parenti, scontri all’ultimo sangue tra gang di condominio e molto altro. Non potete neanche lontanamente potete immaginare… Scignoria, benvenuti a: “i 7 personaggi del Luna Park a Genova” / perché avessi detto “baracconi” non mi avrebbero capito tutti…



1- Le Urlatrici folli.

Se non avete mai visto il luna park genovese, non potete capire di cosa parliamo! Dall’apertura alla chiusura, ogni 5/8 secondi, ad intervalli più o meno regolari, giungono urla di creature mistiche (simili ai Nazgul, per gli amanti di Tolkien) e non solo. Assorto nei miei pensieri, confesso che mi è capitato spesso di passare vicino al luna park, in Corso Marconi e pigliarmi male per le urla improvvise, come se qualcuno fosse stato appena ammazzato a pochi metri… Il vero genovese, quando dall’esterno sente questi sbragi senza contegno, vorrebbe entrare e bruciare tutto col Napalm, ma poi è lui stesso ad emetterli una volta salito sul bruco mela. Mi son sempre chiesto quanto possano essere contenti gli abitanti della Piazza Rossetti in queste serate festose ed urlanti! 😂

2- il Papà competitivo

Ci sono quelle giornate che, per i bambini, sono memorabili. Tra giostre zuccheri filati, schifezze e molto altro. Capita spesso che non siano solo i bambini a divertirsi in questi meravigliosi pomeriggi. O meglio: i bambini si divertono, mentre i papà (non tutti, alcuni…) la prendono troppo seriamente.
E così, capiterà d’imbattervi in uno di quei prototipi di “Papà incalliti”. Luoghi preferiti? Autoscontri, fucilate ai vari barattoli e tutto ciò in cui vi sia da battere qualcuno o qualcosa. Il Papà incallito non guarda in faccia nessuno, nemmeno suo figlio. “Hai voluto portarmi al luna park? Bene zuvenotto, ora siedi ed assisti mentre massacro altri papà.” Finisce la giornata con 312 pupazzi vinti, 21 giochi sfasciati, 5 denunce per aggressione ad altri figli, 3 risse, 1 furto di bottiglietta d’acqua minerale per disidratazione.

3- il Fidanzato che diventò miscio.

“Amore mi vinci quel pupazzo? guarda che coccolosooo”. ALT. 1 minuto di silenzio per i poveri malcapitati. Quella frase incute in molti, una paura tremenda, quasi maggiore di quando da piccoli ci mostravano un ago.  “Ma certo amore, ci provo!” … “PROVI?!“. Che sia da sparare con un fucile sciverto o lanciare oggetti all’interno di altri oggetti fisicamente impossibili da incastrare, già sai come finirà: impiegherai tutte le palanche del tuo portafoglio, chiederai un prestito alle poste, lì di fronte in Corso Marconi (le hanno messe li apposta), chiamerai i parenti chiedendo soldi ed invocherai che gli alieni di Zanfretta ti rubino la donna… ma niente: NULLA distoglierà LEI dal SUO pupazzo. In quel momento non avrà occhi che per lui e tu, TU malcapitato, sarai vittima di un gioco senza fine che verrà reso ancor più frustrante dal ghigno della belina al bancone che, non contento, ti piggerà pure pe-o pané: “dai, ancora un giro? son sicuro che alla prossima lo prendi”.




4- il Tyson del Poveri.

Ogni Luna Park che si rispetti ha il suo “tirapugni” o come lo si voglia chiamare. Quella palla-ravatto alla quale bisogna tirare una cartella, ben data, sperando di far vedere quanto sei forte, ma che puntualmente registra valori degni di un criceto zoppo. Ebbene, il “Tyson dei poveri” è quella belina che spende milioni di dindi, in un pomeriggio, sperando di far sempre un risultato più alto. Si riduce le nocchie in pozze di sangue ed alterna risultati imbarazzanti ad urti in faccia causati dal ritorno della palla quando per sbaglio la colpisce inattiva e molle. Alterna scuse del tipo: “si, ma belin non era partito il conteggio” al “ne vengo dallo zucchero filato, devo avere un attimo per ripigliarmi”. Puntualmente arriva il vecchietto col nipote: “nonno mi fai vedere quanto sei forte?” e il vegetto inserisce il suo euro a malincuore, sgancia una cartella che piega l’asse portante del gioco stesso, vince la medaglia “Zena world record 2022“, riceve una cintura stile wrestlemania e se ne va brontolando, dando i premi al nipote, il quale conclude lanciandoti uno sguardo di disprezzo.

5- il “minkiashò” degli autoscontri.

Premetto che al capitolo autoscontri si potrebbe dedicare un articolo, un libro a parte, ma qui andremo a soffermarci su un soggetto in particolare. Gli autoscontri genovesi sono strafamosi per accogliere “i bozzi”, col puzzo di pivellanza a livelli altissimi. Ed è qui che si incrociano le generazioni in una sorta di rivincita personale. I minkiashò vestono puntualmente in tuta, giacche dall’improponibile colore e scarpe con livelli di tamarreide difficilmente quantificabili. Non appena vi avvicinerete a questi soggetti, saliranno i livelli di “ohzziocom’è?“. Prendete un respiro profondo, oggi non è il momento di fare stragi. Piuttosto dedicatevi 5 minuti a guardare l’attrazione migliore del Luna Park, per giunta gratis: i minkiashò che si sfidano tra di loro. Il tutto viene rigorosamente preceduto da pseudo-bestemmie, urla abbrettio e sguardi alla Vin Diesel poco prima dell’inizio. Dove sta il problema? I veri guai iniziano quando passa il Papà competitivo ed il figlio lo fomenta a partecipare… “Pronto? Onoranze Funebri? Si, ecco, mi servirebbero una decina di bare qui in piazzale kennedy, l’ambulanza non serve, passiamo già allo step successivo”.



6- i Rigoristi incalliti.

Si sa’: Genova ed il calcio hanno un legame molto, TROPPO, stretto (Leggi come viviamo il Derby, QUI). Capita sovente d’imbattersi in comitive di ragazzi in una zona precisa del luna park: quella delle “rigorate”. Qui possiamo incrociare due tipologie di giocatori: i minkiashò del punto 5, che come galletti si presentano in stile “io giocavo qua, là, nel Genoa, cosa vuoi che sia sta roba?” e puntualmente inanellano la bellezza di 0,5 punti assegnatigli per pena dal “giudice”. Meglio tornino agli autoscontri. Poi, si possono incontrare le comitive di PRO. Questi vanno ad oltranza. Centro su centro, non ne sbagliano uno. Hanno una gamba più sviluppata dell’altra ormai. Alcuni, GIURO LI HO VISTI, arrivano addirittura con le scarpe da calcetto. Partono vere e proprie bische a soldi per stabilire chi sia il migliore. Non vi avvicinate a loro, spesso poi cioccano comme lamme.

7- il cercatore di Zuccheri.

E niente, per lui dicembre è un mese fantastico, d’antologia. Esce di casa e alterna la sua giornata tra i mercatini natalizi ed il luna park. Per comprare ravatti e fare giri in giostra? Macché! Per mangiare OGNI singola frittella, ciambella, porcata che trovi sul suo cammino. Termina il suo pellegrinaggio presentandosi davanti allo Zucchero Filato. Qui, decide di terminare le sue palanche.  Esiste anche la variante alcoolizzata che inizia la sua giornata di Vin Brulè e finisce con la peggiobirra dei baracconi.

 EXTRA – il Forrest del Tagadà

Studi scientifici hanno accertato che questo soggetto, dopo un certo numero di esibizioni, perda completamente il senso d’orientamento e continui a girare persino a letto. La nascita del Forrest del Tagadà è puramente casuale e genera veri e propri campioni che potrebbero esser spediti nello spazio senza tuta ed affrontare la Morte Nera senza ausilio di bombole, tute spaziali o altri arnesi. Di chi stiamo parlando? Avete presente il Tagadà? Quel gioco circolare, che ruota all’impazzata mentre tutti stanno seduti in cerchio fino a che il sadico gamemaster decide di stoppare la giostra? Ecco, il Forrest è quel personaggio che decide di affrontarlo in piedi, al centro, non rispettando le regole. Spesso lo possiamo ammirare saltellante, sguardo fisso nel vuoto, non curante di tutto ciò che gli gira intorno. Egli possiede stomaco girevole (unica spiegazione logica all’assenza di vomito), cervello gommoso e rimbalzante (altrimenti non si spiega la sua scelta) e senso dell’orientamento di Dori (alla ricerca di Nemo).

Se vedemmo zueni!