Caro Forestiero,

ti scrivo questa lettera per spiegare una volta per tutte come ragioniamo, com’è fatta la nostra ironia e come vediamo le cose d’ogni giorno.




Siamo atipici, rispetto al Nord Italia e pure rispetto al Sud. Siamo quelli… più a Sud del Nord. Quelli che hanno il mare, quelli che non hanno pianure. Quelli senza “la city”, senza “i big events”, siamo quelli più alla mano, ma più diffidenti al tempo stesso. Ci devi dare solo TEMPO. Siamo un po’ come gli scogli della nostra regione: il mare ci mette parecchio tempo per eroderli e renderli più  confortevoli, ma una volta scalfiti e levigati sono meglio della sabbia ustionante e monotona…

Siamo Genovesi, isolati dalle montagne da una parte e dal mare dall’altra. Non potevate pretendere che assomigliassimo a qualche “vicino” di casa, come Toscani o Piemontesi (o… Francesi).

Perché è un fatto: di vicini di casa, non ne abbiamo. Semmo circondati dai bricchi e dai cinghiali… Eppure, siamo quelli che sin dagli albori della città hanno il Porto! Quel luogo che ha creato la nostra lingua, ricca di origini antiche e distanti. Abbiamo sempre accolto mille bandiere e integrato infinite culture…

C’è chi ci reputa tirchi, chi scontrosi, chi chiusi… Non han capito un belino… A tal proposito ti consiglio di legger la nostra filosofia del: PIGGILA BASSA – cliccando qui

Siamo tirchi? NO siamo parsimoniosi. C’è una notevole differenza. “Perchè comprare un orologio da 300 euro, quando ce n’è uno simile a 30?” [sai quante cose ci puoi fare con quei 270 €?] “ma poi perchè un orologio quando ormai lo abbiamo sul cellulare costantemente?” (questo un caso di: ParsimoniaLevelPRO), oppure “ma non stare a cattâlo, tanto tra un mese non ti ricordi neanche della sua esistenza”.

Esser parsimoniosi, in modo Zeneise, è saper dire “stop” o “ne faccio a meno“.

Il Genovese, il caffè, te lo offre. (basta non diventi un abitudine, perché di misci ce n’è pieno!)



Siamo scontrosi? In una città di quasi 600mila abitanti, è ovvio che una parte lo sia. Il Ligure, più in generale, è una persona che sulle prime non ti da confidenza. Quindi, se sei troppo “casinaro”, invadente, stai pur certo che tra te e lui erigerà un muro invalicabile. Con un V.E.L. ci vuole calma, pazienza e vedrai che una volta “accettato” non te ne pentirai (tanti possono confermarti questa mia affermazione).

Vediamo il negativo in ogni cosa?Sni“, non è corretto. Così ci fate passare per un popolo di pessimisti cronici! Diciamo che non ci facciamo facilmente entusiasmare. Facciamo un esempio molto pratico:
Un non-genovese in una giornata di pioggia potrebbe dire “dai che magari fra poco si apre e viene l’arcobaleno!“.
Un genovese invece dirà borbottando “me paieva strano, stanni a vedde che oua vien bello proprio quande deivo tornâ a travaggiâ“.
Dentro questo semplice esempio c’è tutto il nostro essere. L’arcobaleno? Tranquilli che lo vediamo e, dentro di noi, ne siamo ammirati, ma all’esterno non ve lo diamo a vedere. Mica ci prenderai per dei “rammolliti” che si sciolgono dietro ad un arcobaleno? (ed invece ne siamo estasiati e cerchiamo di fargli una foto di sfuggita da mandare a tutto il gruppo whatsup della famiglia, al compagno/a ed al Mugugno Genovese per vedere se la pubblica!)

Questo nostro atteggiamento in molti lo prendono negativamente, ma provate a vederlo in modo buffo: avete presente Paperino ed i suoi continui scciupon de fottaNoi siamo l’esatta copia, ma più silenziosa. Lo siamo sempre, anche nelle piccole cose. Facciamo un ulteriore esempio, banale, ma molto esaustivo:
Un genovese, al telefono si dirige verso un attraversamento. Poche decine di metri prima delle strisce pedonali scatta il giallo. Stancamente accenna una corsetta, ma non “ha sbatti“. Così alza gli occhi al cielo e spara un “beeelinn“, che aveva in canna, e prosegue la sua conversazione con il malcapitato che, nel frattempo, ignaro del’accaduto non capirà cosa avvenga al di là del telefono.



Non ti preoccupare se sembriamo sempre inversi col mondo, non è affatto così! Non preoccuparti se sembra che non ci vada mai bene quel che accade nella quotidianità. Abbiamo solo bisogno di una valvola di sfogo continua, il MUGUGNO, che ci permetta sempre di “abbassare lo scciupon de fotta al di sotto della soglia minima del Ciocco” (l’ho messa virgolettata perché mi sono auto-compiaciuto della metafora).

Direi che con quest’ultima vi saluto e se siete arrivati sino a qui, vi invito a leggere questo capolavoro: Lettera di un Foresto per Genova e di commentare il post su facebook  con “Ho la #sogliaminiminadelciocco molto BASSA!“.

Se vedemmo zueni!

Base immagine copertina, QUI da flickr